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I padri di Amelia Rosselli sono molti, e quasi tutti rinnegati se non addirittura rimossi. Pier Paolo Pasolini, intanto, che attraverso un patrocinio critico ed editoriale di marca anti-avanguardistica complica il rapporto, che sarebbe stato altrimenti quasi naturale, con il Gruppo 63. Marcel Duchamp, poi, la cui rivoluzione estetica offre lo spunto cruciale per l'invenzione dello "spazio metrico", del resto letterariamente garantita dalle sperimentazioni e riflessioni sul verso dovute a Walt Whitman, Cesare Pavese e Charles Olson, tra gli altri. Infine Shakespeare: alla sua opera l'io rosselliano attinge i fondamentali rispecchiamenti filiali con cui tentare di ricostruire la propria storia e la propria identità, compromesse da un'amnesia che contribuisce a fissare tanto l'affinità tra autore e soggetto quanto la loro irrimediabile separazione.